Zeit-Echo


L'esperienza giornalistica nella direzione di Zeit-Echo.

La guerra rafforza l'isolamento degli intellettuali di sinistra, condannandoli al silenzio o spingendoli in esilio. L'esilio di Rubiner non si presenta come l'allontanamento forzato e sofferto dalla patria travolta dalla furia bellica, ma costituisce uno dei tanti spostamenti che non interrompe la sua attività pubblicistica, consolidando al contrario la speranza nella realizzazione di una comunità umana rigenerata nello spirito. L'autore resta impermeabile al sentimento patriottico che nasce dalla coscienza nazionale. Le sue opere non rivelano alcuna partecipazione emotiva al destino della Germania. Già nel 1903 partecipa al progetto di Erich Mühsam e Paul Scheerbart di fondare una rivista dal titolo "Das Vaterland" che si propone di universalizzare il sentimento nazionale, identificando la patria con la superficie terrestre senza precisazioni geografiche o storiche. L'appartenenza anonima a diverse realtà metropolitane europee conferma la sua natura nomade, in quanto l'autore intende stabilire legami solo di carattere ideologico.

Nel 1913 aveva pubblicato su "Die Aktion" Mein Haus, una lirica esemplare a questo proposito perché rappresenta la vita di una città descritta nella sua quotidianità:

"Um mein Haus sind Strassen, Kreise von Brunnen. Plakatsäulen. Gemüseläden. Uhrmacher mit Schmuck. Finstere Brunnen. Plakatsäulen. Polizisten stehn vor Theatern. Die Untergrundbahn stürzt in ihren Köcher. Weisse Kellner mit Tassen. Zeitungsjungen laufen. Kutscher reden zu Gäulen. Unter der Brücke fahren Dampfer durch gemalte Lampen."

La descrizione si esaurisce nell'elenco ripetitivo delle cose osservate e nella registrazione dei doveri che occupano la vita degli uomini. La poesia non esprime partecipazione emotiva a uno scenario cui Rubiner si sente vicino solo fisicamente.Si potrebbe attribuire il suo stato di apolide all'origine ebrea, ma l'autore non cerca di integrarsi in una tradizione consolidata per esorcizzare la mancanza di radici nazionali. La sua condizione di uomo libero da ogni forma di appartenenza ad una comunità nazionale si spiega con l'accettazione a norma di vita dell' 'ideologia' espressionistica: solo la rivoluzione operata dallo spirito può riscattare l'individuo dalla dipendenza dalla materia, permettendo la creazione di una libera comunità umana.

L'ultima collaborazione alla rivista pacifista "Die weißen Blätter" non lascia dubbi sulla sua posizione politica. Rubiner appartiene a quell'esigua minoranza di scrittori che allo scoppio della guerra sceglie l'esilio volontario per trasferirsi in Svizzera con la moglie Frida Ichak dove rimane fino al 1918.

Non si può stabilire con esattezza la data del suo arrivo a Zurigo. Hugo Ball, il promotore del movimento dadaista, annota nel suo diario il 29 maggio 1915: "L.R. ist auch da. Soeben angekommen, traf ich ihn mit seiner Frau beim Café Terrasse." Rubiner conosce la futura moglie nel 1908, ma è sconosciuta la data del matrimonio. Frida Ichak nasce il 28 aprile 1879 a Mariampol in Lituania. Dal 1900 studia filosofia a Zurigo e si laurea in matematica. Nel 1906 diventa membro del partito socialdemocratico tedesco e fino al 1909 ne è la portavoce in diverse parti della Germania. In Svizzera aderisce durante la prima guerra mondiale alla sinistra di Zimmerwald guidata da Lenin, svolgendo attività di traduttrice. Dalla Svizzera invia alle riviste "Die Republik" e "Das Forum" le traduzioni tedesche dei giornali rivoluzionari russi per divulgare le informazioni sul periodo di dominazione bolscevica. Traduce per la prima volta in tedesco lo scritto programmatico di Lenin Staat und Revolution, pubblicato tra il 1918 e il 1919. Alla fine della guerra aderisce al partito comunista tedesco. Assume un ruolo decisivo in collaborazione con Gertrud Alexander nella direzione culturale del partito. Nel 1925 partecipa alla fondazione della Arbeitsgemeinschaft kommunistischer Schriftsteller.

Dal 1930 al 1945 vive in Unione Sovietica. Dopo la guerra, fino alla morte avvenuta nel 1952, svolge attività di insegnante all'istituto superiore del partito socialista unitario tedesco (SED). Sebbene orientata a un'azione politica diretta nel suo ruolo di militante comunista, l'influsso esercitato su Rubiner non supera l'ambito letterario. Insieme collaborano a importanti opere di traduzione, iniziando nel 1910 con i racconti di Gogol e proseguendo nel 1918 con il diario di Tolstoj e nel 1920 con i romanzi e i racconti di Voltaire. Nel 1917 la Ichak pubblica su "Zeit-Echo" un saggio pacifista Ferne Länder, la traduzione del racconto di Tolstoj Der Fremde und der Bauer e nel 1920 sulla rivista "Der Gegner" l'articolo Proletarische Bühne in der bürgerlichen Gesellschaft con cui rende manifesto il suo distacco ideologico da Rubiner, condannando la convinzione degli scrittori espressionisti di poter combattere per la causa del proletariato con l'unica arma dell'educazione dello spirito. La sua concezione del consolidamento politico ed economico del proletariato è inconciliabile con l'apoliticità della visione espressionista.

In Svizzera si costituisce in breve tempo una colonia di rifugiati politici. Si tratta di intellettuali la cui solidarietà contribuisce a mantenere viva la spinta rivoluzionaria. Ne fanno parte: Ferdinand Hardekopf, Albert Ehrenstein, Ludwig Berndl, conoscitore di Tolstoj e amico di Landauer, Iwan e Claire Goll, Vera e Charlot Strasser, Stefan Zweig, Fritz von Unruh, Klabund (Alfred Henschke), l'editore berlinese Paul Cassirer, i pittori e grafici Hans Richter, Christian Schad collaboratore a "Die Aktion", Arthur Segal, Hans Arp, Otto van Rees e Franz Werfel grazie al quale Rubiner entra in contatto con il circolo zurighese sorto intorno a Ferruccio Busoni che annovera anche Leonhard Frank, René Schickele e Iwan Goll.

Fin dal suo arrivo a Zurigo Rubiner cerca l'appoggio non solo dei letterati tedeschi, ma anche degli intellettuali pacifisti francesi condannati al silenzio dal tribunale militare francese. L'autore conosce personalmente Romain Rolland e Jean Pierre Jouve e si impegna a far conoscere le loro opere e la rivista "Demain" di Henri Guilbeaux con le recensioni apparse sulla "Neue Zürcher Zeitung". La stima in cui è tenuto dagli intellettuali francesi viene espressa da Rolland nel suo diario.

Il fecondo scambio di opinioni e lo stretto rapporto tra gli intellettuali esiliati rappresenta per l'autore la speranza di vedere trasformata in azione la sua aspirazione alla riconciliazione dei popoli. Rubiner diventa l'animatore di un gruppo di letterati tra i quali emergono Albert Ehrenstein, Leonhard Frank, Ferdinand Hardekopf, René Schickele, Charlot Strasser e Hans Richter. Il programma politico attivistico dell'autore acquista durante il periodo svizzero una maggiore risonanza non solo per i contatti stabiliti con gli intellettuali tedeschi e francesi, ma per il superamento della riservatezza iniziale. Per un certo periodo l'assoluta intransigenza ideologica provoca in Rubiner un forte sentimento di persecuzione che finisce per pregiudicare relazioni e liberi scambi di opinione. Ritenendo di dover difendersi dai presunti delatori egli restringe il nucleo dei conoscenti e allenta anche i rapporti di familiarità con gli amici più intimi.

Rubiner si distingue dagli attivisti intesi in senso stretto perché gli manca una volontà pedagogica. Sulla base della sua inclinazione a valutare le conseguenze dei fatti egli prende in considerazione solo la realtà, eliminando intenzionalmente quelle sovrastrutture che ne pregiudicherebbero l'esame e la comprensione. Dopo aver negato l'autonomia dell'arte l'autore non può accettare di inscrivere gli ideali del pacifismo e dell'integrità dell'uomo in una sfera artistica come proclamavano i dadaisti. La concezione attivistica di Rubiner assume i contorni di una discussione chiarificatrice allo scopo di consolidare tra gli intellettuali esiliati i principi della non-violenza e della fratellanza universale. La condanna del militarismo è annunciata dall'autore nei termini della speranza nella conciliazione tra i popoli in nome dell'idea. La sua fedeltà incondizionata ai principi viene condannata come una forma di astratta superbia spirituale che preclude la possibilità di accogliere nella sua rivista alcuni intellettuali nei quali spera di trovare dei collaboratori. René Schickele promuove la pubblicazione di "Zeit-Echo" solo per un breve periodo di tempo e Hardekopf rifiuta di parteciparvi in seguito anche all'adesione nel 1917 al movimento dadaista.

In Svizzera Rubiner continua a tenersi in rapporto con Pfemfert: "Die Aktion" viene nel frattempo censurata e Pfemfert nella rubrica Ich schneide die Zeit aus attenua la sua condanna degli abusi della propaganda militarista nella stampa borghese. Anche in questa nuova pubblicazione sostiene che l'arte deve essere sempre posta al servizio della politica. Rubiner pubblica su "Zeit-Echo" nel 1917 l'articolo di Pfemfert apparso su "Die Aktion" il 30 ottobre 1912 Es ist nichts geschehen con cui Pfemfert, riferendosi alla dimostrazione antimilitarista organizzata a Berlino dal partito socialdemocratico, deplora la debolezza della lotta combattuta solo in nome del partito. All'articolo fa seguito un poscritto in cui l'autore rende omaggio a "Die Aktion", identificandola con l'arca salvifica e riconoscendo pertanto il debito verso la rivista cui s'ispira per dirigere "Zeit-Echo". Pfemfert saluta la nascita di "Zeit-Echo" come la comparsa di un organo alleato a "Die Aktion" e dedica un numero speciale della sua rivista alla nuova attività di Rubiner come editore.

"Zeit-Echo", pubblicato a Monaco a partire dall'agosto 1914 con il titolo Kriegstagebuch der Künstler, è diretto da Otto Haas-Heye. La rivista non rivela all'inizio una posizione politica precisa e accoglie contributi di intellettuali favorevoli e ostili alla guerra. Nel 1915 la direzione passa a Hans Siemsen che trasforma il diario di guerra in un organo di stampa pacifista. Rubiner assume la direzione di "Zeit-Echo" nei quattro numeri del 1917, dalla metà di maggio fino alla metà di settembre, in collaborazione con Albert Ehrenstein e il grafico Hans Richter, che correda la rivista di illustrazioni. Il luogo di pubblicazione viene trasferito da Monaco a Zurigo per sfuggire al pericolo della censura. "Zeit-Echo" diventa pertanto la rivista d'esilio antimilitarista con la quale l'autore diffonde gli ideali di Mitmenschentum, animati da un forte sentimento di solidarietà e di comprensione per i destini individuali.

Il contributo personale di Rubiner è di carattere programmatico e riguarda soprattutto il numero iniziale di maggio. Nelle tre serie successive seguono contributi di Alfred Döblin, Leonhard Frank, Hans Siemsen, Claire Studer, Iwan Goll, Theodor Tagger, Otto Freundlich, Alfred Wolfenstein, Hans Richter, Frida Ichak, Hans Kelso, Erwin Lewin-Dorsch, Rudolf Leonhard, Albert Ehrenstein, Carl Sternheim e Tolstoj. L'autore accetta come collaboratori solo chi condivide la sua concezione attivistica e concepisce la scrittura come provocazione da esprimere con il proclama, l'appello, e il manifesto, poiché l'impiego di forme letterarie tradizionali non favorisce la vis polemica. Ogni numero contiene da quattro a cinque articoli, brevi poesie prosastiche e la rubrica Menschen, Bücher, Zeitschriften nella quale l'autore inserisce le proprie recensioni. Il tono di queste polemiche è più aggressivo che negli articoli. Rubiner propone anche una sezione, Dokumente des Irrsinns, con brevi articoli estratti dalla stampa militarista tedesca, seguendo l'esempio della rubrica di Pfemfert Ich schneide die Zeit aus. Il nuovo contenuto è annunciato dalla spiegazione programmatica posposta dall'autore a ciascuno dei quattro numeri:

"Die Zeitschrift ist keine bibliophile, sondern eine moralische Angelegenheit. - Nicht aufgenommen werden Werke irgendeiner Unterhaltungsabsicht, beschreibende Zeichnungen, Gedichte, Novellen und Betrachtungen, die allein der Erklärung und der Bildung dienen. Zur Veröffentlichung zugelassen sind nur fordernde Formulierungen von europäischer Gesinnung."

Rubiner non richiede più al letterato solo l'intensità, ma europäische Gesinnung che chiarisce l'evoluzione intellettuale dell'autore in questi anni. La componente anarchica della concezione attivistica, che mai comunque cede alla lotta armata, è sostituita da una visione europeistica, maturata a contatto con gli intellettuali francesi. L'intesa che egli stabilisce con questi scrittori avvalora l'ammirazione per la cultura francese e infonde la speranza per la conciliazione tra i popoli d'Europa. Nel saggio Europäische Gesellschaft lo scrittore riassume la strategia per una pacificazione reciproca tra gli stati europei in tre slogans: L'homme pour l'homme, der Mensch für den Menschen, Erdballgesinnung e Das junge Europa. Il linguaggio scelto da Rubiner procede per formule propagandistiche allo scopo di accrescerne l'opera di persuasione. La Erdballgesinnung supera l'internazionalismo e il cosmopolitismo che secondo l'autore sono limitati e non implicano alcun impegno morale da parte dell'uomo. Egli sottintende con questo neologismo la collaborazione di tutti gli uomini spirituali della terra. Le idee europeistiche di Rubiner si nutrono anche dei fermenti democratici e repubblicani che investono l'Europa nel diciannovesimo secolo. Egli si riferisce alla Giovine Europa fondata da Mazzini a Berna nel 1834 sulla falsariga organizzativa della Giovine Italia con lo scopo di unificare e coordinare gli sforzi di tutti i liberali europei. L'autore attribuisce il fallimento di queste associazioni alla precocità di un progetto che non era maturato appieno nelle coscienze degli uomini. Il futuro Ideenstaat assume nella visione di Rubiner la conformazione degli Stati Uniti d'Europa.

Nei saggi pubblicati su "Zeit-Echo" egli ricorre più spesso che negli articoli precedenti a uno stile ripetitivo che non è mai propriamente letterario, ma assume una sua omogeneità per accumulazione allo scopo di catturare l'attenzione del lettore con la sicurezza apodittica di una formula propagandistica. L'articolo acquista la connotazione di un dispaccio anche per il carattere telegrafico di brevi enunciati elencati spesso in sequenze staccate per dare maggiore evidenza al contenuto. Il saggio Mitmensch, pubblicato in seconda edizione su "Das Ziel" l'anno successivo, è una sorta di dimostrazione politica in difesa del pacifismo e dello spirito dell'uomo:

"Aber der Geist kann nicht vernichtet werden. Immer wieder richtet er sich weithin sichtbar auf in Einzelnen und in kleinen Gruppen, den Frühen, den inspirierten Eingeweihten der menschlichen Freiheit, jenen die nie Vergleiche mit der Macht des Ungeistes schlossen, und die, märtyrerhaft geschmäht und verfolgt, noch im qualvollsten Tode verkündeten, dass sie Söhne der Idee waren."

Lo stile dello slogan è ancora più provocatorio nel saggio Neuer Inhalt che l'autore pubblica nello stesso anno anche su "Die weißen Blätter":

"Wir dürfen nie wieder vergessen. Bund der Geistmenschen. Neuschaffung der Welt aus dem Wissen in Wirklichkeit. Die neue Wirklichkeit. Aus der Nationalität zum Erdballmenschen. Aufruf an die Verzweifelten. Aufruf an die noch Lebenden."

La rubrica Menschen, Bücher, Zeitschriften del numero di maggio si apre con una glossa Der ehrliche Gegner. Rubiner inizia l'attività critico-letteraria su "Zeit-Echo" con il saggio Blätter für die Kunst, riferendosi alla rivista fondata da Stefan George nel 1892 a Berlino. Il collegamento è mediato da Romain Rolland con la brochure Au-dessus de la mêlée ( Al di sopra della mischia, 1915). L'opera di Rolland rende omaggio non solo agli oppositori attivi della guerra, ma anche a coloro che manifestano il loro dissenso col silenzio. Rubiner parte dalla convinzione di Rolland che la lingua colta costituisca il prodotto di un'umanità sensibile ai valori spirituali dell'arte e della poesia. La sua visione europeistica include la collaborazione pubblica di coloro che concorrono a creare la libera lingua della cultura.

Rubiner prosegue la critica culturale con la recensione del racconto di Carl Sternheim Meta (1916). Il racconto di Sternheim colpisce l'attenzione dell'autore per il ruolo della protagonista che rimane vedova di guerra. Le vicende della vita la trasformano da domestica di un convento in rivoluzionaria. La carica rivoluzionaria è accresciuta dalla scelta del nome della protagonista che predestina la sua metamorfosi. Rubiner condivide l'intenzione di Sternheim di dimostrare come la libera espressione della volontà umana non possa essere inibita né da un limite sociale, né da un limite di carattere emotivo che nel caso specifico rimanda alla condizione della domestica rimasta vedova. Sternheim rappresenta insieme a Leonhard Frank, di cui l'autore recensisce il racconto Der Kellner (1916), il tipo del Politerat, del letterato che usa la parola come arma politica. Anche nel racconto di Frank il protagonista ha una connotazione sociale precisa, perde un figlio in guerra, subisce una metamorfosi e diventa il capo della rivoluzione pacifista. Rubiner individua quegli intellettuali che possono rappresentare la controffensiva, costituendo la schiera di Politeraten. Nel 1916 aveva recensito su "Die Aktion" l'opera di Paul Adler, Elohim (1914). In Svizzera egli pubblica su "Die weißen Blätter" un articolo dedicato al saggio di Theodor Däubler Lucidarium in arte musicae (1916). Nello stesso anno rende omaggio ad Alfred Wolfenstein con la recensione pubblicata su "Die Aktion" al primo ciclo lirico Die gottlosen Jahre (1914).

L'autore prosegue la critica culturale con la recensione al romanzo di Alfred Döblin Die drei Sprünge des Wang-Lun (1915). L'opera di Döblin riprende la filosofia taoista formulata dal semileggendario Lao-Tsu che si fonda sull'inazione, intesa come il non intervento della volontà dell'uomo nell'agire. Anche il romanzo di Döblin è la storia di un'ascesa spirituale: la metamorfosi trasforma il figlio di un pescatore, Wang, in una creatura divina che diventa l'anonimo Führer della rivoluzione popolare. Döblin recepisce e rappresenta, secondo Rubiner, il complesso atteggiamento religioso proprio di Tolstoj. La critica successiva è dedicata al biologo Georg Nicolai i cui saggi sono pubblicati su "Die Aktion". Il titolo scelto da Rubiner per l'articolo Biologie unserer Zeit è esemplare per definire l'analisi metodologica condotta dal biologo. Egli studia i fenomeni della vita e le leggi che li governano, giungendo al limite estremo delle conseguenze oltre il quale inizia la libertà dell'uomo. L'autore deduce che il biologo, da un punto di vista scientifico, giunge alle stesse conclusioni del letterato. La critica conclusiva del numero di maggio riguarda il saggio di Walter Hasenclever Das Theater von morgen (1916). Rubiner condivide con Hasenclever la concezione di un teatro "attivo": "Die Schaubühne eine politische Anstalt!", e sulla base di queste premesse egli elabora durante l'esilio il dramma Die Gewaltlosen.

Il numero di giugno si apre con il manifesto Nach Friedensschluß che definisce l'impostazione di base data da Rubiner alla rivista. Egli sanziona con questo programma la sua appartenenza al socialismo etico di Landauer. L'autore, che conosceva le teorie politiche di Lenin e di Lev Davidovich Trotzki, rafforza la sua avversione al materialismo storico, condannando il marxismo per il suo rigido carattere settario che schematizza la rivoluzione riducendola nei termini dell'antagonismo tra le classi. Il socialismo, cui egli mira, rifiuta l'unilateralità dell'ideologia dei partiti politici che implica l'identificazione dell'uomo con le lotte sindacali. Lo scrittore condivide con Landauer il giudizio sul proletariato: la classe operaia accetta passivamente il principio della lotta di classe e la socializzazione dei mezzi di produzione, ritenuta "das Maß der kleinsten Zufriedenheit". La speranza riposta da Rubiner nelle potenzialità di una massa che può trascendere la rivoluzione economico-sociale fine a stessa è alimentata dalla rivoluzione contadina russa del 1917.

L'autore svaluta il marxismo, definendolo Zehntelsozialismus e di conseguenza è necessario, a suo avviso, ricomporre l'unità per impedire che la frazione costitutiva possa sostituire l'intero. Il marxismo crede di liberare l'uomo dalla soggezione materialistica, ma in realtà mantiene intatte le cause che ne limitano la libertà perché esercita una funzione non unificante, ma destinata alla frammentazione partitica. La contrapposizione non riguarda più secondo l'autore le classi sociali, bensì i principi del sindacalismo e del socialismo. Il socialismo, superando i limiti dell'ideologia limitata alle classi, prefigura la nascita di una coscienza umanitaria. L'antagonista non è l'esponente del partito opposto, ma chiunque all'interno del medesimo consorzio incarna il principio di autorità. All'unilateralità e alla limitatezza del programma sindacale Rubiner contrappone pertanto la portata e l'ampiezza di un socialismo concepito come Erdballgesinnung. L'intensità del sentimento e non più, quindi, la produttività rivela l'energia creativa dell'uomo. L'autore si riferisce al trattato di Silvio Gesell Die natürliche Wirtschaftsordnung durch Freiland und Freigeld (1916) che indica nel liberismo l'alternativa alla dottrina economica marxista. La sua opera costituisce un costante punto di riferimento per molti anarchici, in particolare per Landauer.

Con il titolo Revolutionstage in Rußland lo scrittore pubblica il carteggio tradotto dal russo che Tolstoj tiene nell'ultimo periodo della sua vita con gli amici più intimi. La redattrice, Anna Konstantinowna Tschertkowa, moglie di Tschertkow che appartiene alla cerchia dei conoscenti vicini a Tolstoj, supera l'ostilità della famiglia dello scrittore russo, pubblicandone le lettere e il diario. Lo scambio epistolare riflette l'attenzione e la tensione con cui sono riferiti fatti e particolari della rivoluzione russa, travalicando la prospettiva giornalistica. La dittatura del proletariato proclamata dai marxisti tradisce, secondo Tolstoj, gli interessi della classe lavoratrice e ricorrendo alla retorica maschera la volontà di fomentare la guerra per i propri vantaggi personali. Rubiner riporta alla fine del carteggio le parole di Busoni tratte dall'opera Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst: "Beginnt jedesmal, als ob ihr nie begonnen hättet!" Il tono evangelico riecheggia il messaggio cristiano di Tolstoj. L'autore intende provare come il cameratismo tra gli intellettuali esprima in primo luogo un sentimento di partecipazione rivolto a un comune fine ideologico.

La rubrica riservata alla critica culturale si apre nel numero di giugno con la polemica Schriftsteller, cui fa seguito la critica Demain. Rubiner guarda con ammirazione agli organi di stampa francesi come "Homme de Jour", "La Nation" e "Demain" che servono la causa della democrazia e del pacifismo, richiamandosi agli stessi principi europeistici da lui promossi. Guilbeaux pubblica presso la casa editrice della sua rivista il ciclo lirico di Pierre Jean Jouve Vous êtes des hommes (1915), apparso anche in traduzione tedesca col titolo Ihr seid Menschen (1916). Il nome di Jouve compare anche nella critica successiva Salut à la révolution russe 1917.

Rubiner recensisce un breve opuscolo di trenta pagine che contiene le riflessioni sulla rivoluzione russa di Romain Rolland, Pierre Jean Jouve, Marcel Martinet, Henri Guilbeaux e un disegno di Franz Masereel e critica questi scrittori perché si limitano a descrivere l'evento rivoluzionario con lirismo patetico, escludendo da questo giudizio negativo Jouve. L'autore si propone di rendere note le numerose iniziative culturali francesi a favore dell'antimilitarismo. Il titolo della polemica Frankreichs andere Seite è suggerito dall'idea del reticolato che richiama la realtà della guerra e separa le parti belligeranti. Dopo aver reso di nuovo omaggio al biologo Georg Nicolai Rubiner conclude il numero di giugno con la polemica rivolta contro il poeta Klabund. Egli lo apostrofa con scherno Konjunkturbube, estendendo questo appellativo a tutti i falsificatori dell'idea che sanno sfruttare le fasi favorevoli, operando pertanto allo scopo di individuare i momenti di alta congiuntura e di depressione economica.

Il numero di luglio si apre con il già citato articolo di Pfemfert Es ist nichts geschehen. Nella polemica Ihr wollt es nicht gewesen sein Rubiner sente giunto il momento di fare un bilancio e di avanzare una precisa richiesta: nella confessione pubblica della colpa si compie, secondo lui, la mancata responsabilità morale dei fautori del militarismo. I concetti di perdono e di colpa assumono un significato cristiano. L'espiazione richiede la disponibilità all'autosacrificio e la punizione è la condanna della memoria. A questo articolo di apertura della rubrica Menschen, Bücher, Zeitschriften segue il breve scritto polemico Opportunisten.

L'autore rende poi omaggio a René Schickele per aver rese pubbliche con un articolo apparso su "Die weißen Blätter", le sue considerazioni riguardo al processo del socialista austriaco Friedrich Adler. Rubiner pubblica l'articolo in cui Schickele mostra come la sua riflessione sull'episodio sia maturata in seguito alla lettura del resoconto fatto dalla rivista viennese "Zeit":

"In der Wiener "Zeit" las ich: "Unmittelbar vor der Urteilsverkündung spielte sich eine kleine, aber bemerkenswerte Episode ab. Der Gerichtshof hatte eben seine Beratung beendet und schickte sich an, wieder den Verhandlungssaal zu betreten, um das Urteil zu verkünden. In diesem Augenblick erhebt sich der Angeklagte von seiner Bank, richtet sich hoch auf und winkt lebhaft und freudig lächelnd nach dem Hintergrund des Auditoriums. Dort, etwa in der zehnten Reihe, sitzt der Vater des Angeklagten, der Abg. Dr. Viktor Adler. Er bemerkt die Bewegung des Sohnes. Sofort erhebt er sich und erwidert kopfnickend und winkend diesen Gruß. Zwei Sekunden später beginnt der Präsident mit der Kundmachung des Erkenntnisses, durch das Friedrich Adler zum Tode verurteilt wird." Daran mußte ich am Abend in der "Zauberflöte" plötzlich denken, als Tamino und Pamina ihren Rundgang durch die Feuer- und Wasserprobe machten. In der über dem Abgrund schwebenden Heiterkeit dieser Musik spiegelte sich mir Fritz Adlers Gesicht."

Schickele si riferisce alla settima scena del secondo atto dell'opera di Mozart Die Zauberflöte. Il primo atto si conclude con Sarastro, benefattore dell'umanità che fa condurre Tamino e Pamina nel tempio delle Prove per iniziare la loro preparazione alla felicità. Nella settima scena del secondo atto Tamino si trova davanti al cancello del Terrore, il cui accesso è impedito da alte fiamme e da una cascata. Pamina, che l'ha seguito, gli suggerisce di suonare il flauto magico e la prova è superata. Il soccorso spirituale suggella il trionfo della luce e trova la sua massima espressione nella capacità di Mozart di trasfigurare in musica i grandi sentimenti umani.

Alla critica su Schickele fa seguito la recensione alla novella dello psichiatra svizzero Charlot Strasser In Völker zerrissen, pubblicata all'inizio della guerra. Rubiner distingue tra lo pseudoletterato che sviluppa in forme artistiche un contenuto secondo la tendenza del momento e il letterato che deve attendere che nella sua anima sia maturato il nuovo complesso tematico. La certezza con cui egli proclama la solidarietà che sta nascendo tra i veri scrittori non lascia dubbi sulla consapevolezza di collaborare direttamente alla diffusione di una coscienza europeistica. Lo scrittore rafforza il senso di cameratismo tra gli intellettuali, promuovendo un'azione catalizzatrice che accelera la velocità delle reazioni col concorso di forze estranee. La critica Figuren è dedicata all'opera di Paul Wiegler sulla rivoluzione russa. La fantasia romanzesca di Wiegler si occupa solo della vita privata delle rivoluzionarie russe. Alla luce di questa recensione l'articolo conclusivo del numero di luglio Europa lebt noch, accresce non solo l'effetto della singola critica, ma il significato della rivista nel suo complesso. Rubiner si riferisce all'organo di stampa svizzero "Les Tablettes" diretto da Claude Le Maguet che dedica il numero di giugno del 1917 alla memoria di Tolstoj. L'omaggio allo scrittore russo è pronunciato da dieci portavoci, ai quali si aggiunge il grafico Frans Masereel che correda gli interventi di un ritratto di Tolstoj. Il pensiero di Tolstoj è definito da Rubiner l'anima della Gemeinschaft.

La Gemeinschaft auspicata dagli espressionisti trova in questo esempio il suo pieno significato. Alla Gesellschaft svalutata come aggregato meccanico, in cui l'uomo è uno tra molti, gli espressionisti contrappongono la Gemeinschaft che si richiama alle tradizionali e naturali forme sociali in cui l'uomo è uno con gli altri. All'esistenza si sostituisce la co-esistenza. La componente europeistica della Gemeinschaft presagita da Rubiner presenta un aspetto religioso e si collega alla speranza millenaristica. L'appello alla Gemeinschaft è contenuto nel saggio Die neue Schar con cui si apre il numero di agosto-settembre. Lo scrittore si rivolge con speranza alla nuova schiera che possiede la forza per educare all'idea della convivenza umana, riferendosi all'esiguo nucleo creatosi intorno a "Zeit-Echo". Egli individua la causa della decadenza della Gesellschaft nella scomparsa della spiritualità e parla di Kunstdiplomatie per mostrare l'impoverimento subito dalla cultura per opera di quei letterati che riducono la propria missione a un lavoro tecnico e specialistico. L'accusa è rivolta in particolare a Stefan George che ostenta, secondo Rubiner, la parola con la superbia nazionale di un predicatore di corte.

Il contenuto della letteratura, che richiede un cambiamento dettato dalla proposta di nuovi valori, deve rendere giustizia alla verità. Dopo aver citato George, Rubiner si richiama al romanzo di Heinrich Mann Die Armen (1917). Questo romanzo, in cui si rappresentano i rapporti fra il capitalismo e il proletariato, è definito dall'autore un Meisterschund, capolavoro da quattro soldi perché Mann si limita a identificare la rivoluzione sociale con il passaggio della proprietà da una classe a un'altra. Il merito spetta al capo eroico che viene acclamato come il campione della libertà. Mann confonde, secondo Rubiner, il significato del rapporto tra la potenza e lo spirito: la conoscenza è ridotta allo studio del latino e il portavoce dell'umanità diventa l'esperto del diritto. L'intenzione di Mann di mostrare la nascita della relazione tra il potere politico e lo spirito è viziata da una mentalità ancora classista che può concepire lo spirito solo come rivendicazione. La decisione dell'operaio di iniziare lo studio del latino è motivata dalla precisa volontà di riscattare il proprio stato sociale e intellettuale e di costruirsi in questo modo un destino al pari con l'industriale. Lo spirito non privilegia, secondo l'autore, l'ambizione dell'uomo, ma libera la sua forza nella diffusione dell'attività che gli compete.

La rubrica Menschen, Bücher, Zeitschriften del numero conclusivo si apre con il richiamo alla poesia di Iwan Goll Requiem (1917). Segue la critica all'opera di Theodor Tagger Das geistige Geschlecht (1917). L'articolo successivo è dedicato al grafico Frans Masereel che illustra le riviste svizzere "Les Tablettes" e "La Feuille". Masereel trasforma la sua iniziale tecnica illustrativa nella capacità di schizzare disegni di propaganda antimilitarista. Rubiner conclude il numero di agosto-settembre con due dichiarazioni tratte dalla stampa militarista tedesca che sono raccolte nella rubrica Dokumente des Irrsinns e quattro critiche che fanno capo allo stesso titolo Schweizer sebbene siano presentate come articoli separati.

La decisione di presentare le due polemiche che magnificano l'ideologia marziale con l'indicazione Dokumente des Irrsinns mostra una chiara nota censoria. L'autore intitola il primo articolo Zweihänder (Zweihänder indica uno spadone a due mani munito di lama a due tagli) con l'intenzione di sottolineare questa esaltazione. Il saggio cui egli si riferisce, Zwei wichtige Lehren aus diesem Kriege!, (1917) appare sulla rivista zurighese "Das neue Europa". La polemica Bring uns, Herr ins Paradies! riguarda il libretto militare di Robert Falke Kriegerzweifel (1917). Le successive quattro critiche sono dedicate agli svizzeri Robert Faesi, Jean Debrit, Charlot Strasser e Leonhard Ragaz.

Rubiner rende omaggio alla raccolta di versi commemorativi di Faesi Aus der Brandung. Zeitgedichte eines Schweizers (1917) e all'opera Und also ward der Krieg (1917) di Debrit, editore anche delle riviste "La Nation" e "La Feuille". Nella critica Kameradenstimme lo scrittore riporta l'articolo pubblicato da Strasser sulla rivista svizzera "Bund".

La pubblicazione di "Zeit-Echo" si conclude con un articolo dedicato al mensile "Neue Wege" diretto da Ragaz che è prima pastore, poi professore di teologia all'università di Zurigo. Rubiner giudica la rivista l'erede dell'organo di stampa creato da Landauer "Sozialist" che viene censurato durante la guerra. "Neue Wege" sostiene all'inizio la causa del proselitismo grazie all'opera di quei religiosi che svolgono, secondo Ragaz, la loro missione in veste di burocrati della fede. La crisi morale provocata dal connubio del potere politico col potere religioso è annunciata dal pastore prima della guerra nel 1913. Rubiner condivide con Ragaz la necessità di mutare la priorità dei valori: alla scienza che impone al socialismo il rigore di una dottrina e di un'ortodossia deve subentrare la Gesinnung che infonde al socialismo il senso della fede morale, dell'impegno della volontà individuale. L'articolo di chiusura sottintende una prosecuzione, tanto da individuare l'intenzione principale dell'autore di lasciare idealmente aperto lo svolgimento di quanto è in via di esecuzione. "Zeit-Echo" vuole preparare l'itinerario di un lungo e infinito cammino spirituale.