Rubiner als Kritiker


L'attività critico-letteraria.

Rubiner inaugura l'attività letteraria con poesie svolte nella forma di vere esercitazioni liriche il cui contenuto non è proprio originale, subendo in notevole misura l'influsso di Rainer Maria Rilke. Nell'agosto 1904 Paul Scheerbart e Erich Mühsam fondano la rivista antimilitarista "Der Kampf" che, sebbene spesso censurata, costituisce per due anni il centro di confluenza delle tendenze anarchiche del primo espressionismo. La redazione è affidata a Senna Hoy, alias Johannes Holzmann e vi collaborano Gustav Landauer, Franz Pfemfert e Herwarth Walden. Rubiner vi pubblica la prima poesia Zu den Höhen.

La rivista, dove pubblica le due liriche successive, Der Brunnen e Nach dem Streit, è "Charon" diretta da Rudolf Pannwitz. All'esordio letterario sulle due riviste berlinesi fa seguito nel 1906 l'inizio della sua attività di recensore con la critica all'opera di Else Lasker-Schüler Das Peter Hille-Buch pubblicata su "Die Gegenwart" e nel 1907 con il saggio su Joris Karl Huysmans.

Si può constatare come Rubiner nella fase iniziale dell'attività critico-letteraria non abbia definito ancora i temi conduttori della sua opera, rivelando l'occasionalità dei primi lavori poetici e critici, attestata anche da una collaborazione episodica alle riviste cui affida i suoi testi.

Nel 1908 cominciano a precisarsi gli interessi per la critica culturale. L'autore pubblica sulla rivista "Morgen", redatta da Walden, due poesie Puccini e Bülow che non presentano alcuna affinità con quelle del periodo precedente, tanto che occupano la parte relativa alle glosse. Nello stesso anno pubblica sempre su "Morgen" la recensione alla versione lirica di Claude Debussy Pelleas und Melisande su testo di Maurice Maeterlinck e la glossa Politisierung des Theaters che, distinguendo tra Kunsttheater e Politisches Theater, contiene la sua concezione personale di revisione del teatro contemporaneo. Quando Rubiner scrive questa glossa l'arte drammatica conosce la sua massima fioritura con le rappresentazioni di Max Reinhardt e la creazione di un teatro politico appare irrealizzabile. Rubiner individua già nel 1908 una funzione del teatro che si trasforma in prassi teatrale dieci anni dopo, quando nel 1919 a Berlino fonda il teatro proletario che si propone di costituire il primo strumento scenico della cultura proletaria in Germania. La glossa indica il criterio di valutazione adottato da Rubiner in campo estetico che in definitiva è sostituito dal giudizio attivistico e politico. L'autore stabilisce come parametro valutativo di un teatro orientato verso la realtà politica la percezione del tempo storico. L'ideale della Gemeinschaft che Rubiner sviluppa nella fase successiva della sua attività letteraria è già racchiuso nella dicotomia fra poeta puro e poeta politico.

Nel 1908 l'autore collabora a un'altra rivista diretta da Walden, "Das Magazin", su cui pubblica un resoconto dell'esposizione di pittori inglesi nell'accademia reale delle arti Ausstellung älterer englischer Maler. L'anno successivo il suo interesse è rivolto al poeta simbolista Fëdor Sologub al quale dedica un saggio Ein Dichter des neuen Rußland: Fëdor Sologub, apparso su "Die Gegenwart". Nel saggio Rubiner affronta il tema dell'isolamento dell'uomo che può essere infranto mediante l'opera di educazione alla responsabilità dell'individuo verso il prossimo. Il riferimento al poeta russo, che egli giudica l'erede di Dostojewski per aver saputo riconoscere diese Zwieform des Nebeneinanders von den Leben der Realität und der Phantasie, permette di definire il compito del nuovo poeta politico. Il letterato, come promotore del progresso umano, deve avviare una sorta di contromovimento letterario anonimamente ed evitare il rischio di un contenuto troppo evidente.

Dal 1909 Rubiner collabora alla rivista "Das Theater" diretta da Walden su cui pubblica le critiche teatrali relative alla messinscena delle opere di Franz Grillparzer Weh' dem, der lügt (1838), Ernst Hardt Tantris der Narr (1907), e Schiller Don Carlos (1787). Nel 1910 pubblica sulla rivista "Der Demokrat" un breve saggio sull'opera tragica del belga Fernand Crommelynck Lo scultore di maschere in cui emerge l'interesse di Rubiner per il genere grottesco e due critiche musicali. La prima è relativa alla vita musicale della Germania guglielmina e si presenta in forma di lettera indirizzata a un orchestrale del teatro dell'opera Gura e la seconda dedicata all'estetica musicale del pianista italiano Ferruccio Busoni.

La lettera si propone di rettificare l'errore di valutazione commesso da uno stimato trombettista Herr P., membro del teatro estivo allestito dal direttore Herr Gura che, in una lettera apparsa sul "Berliner Börser-Courier", esprime il suo dissenso sulla critica negativa sollevata contro di lui da una rivista musicale "Signale für die musikalische Welt" per aver esibito il suo virtuosismo in occasione della rappresentazione dell'opera di Richard Wagner Tristan und Isolde. Rubiner condivide la disapprovazione manifestata dalla rivista:

"Aber bedenken Sie doch, es handelt sich ja gar nicht um Sie, weder um Ihre Virtuosität noch um Ihr Instrument noch um Ihre polizeiliche Legitimation, weder um Ihre Familie noch um Ihre Taschenuhr noch um Ihr Ansehen. Niemand, der diese Kritik las, sagte sich: "Aha, die Baßtrompete erging sich...das ist ja Herr P. so so!" Niemand. Auch der Herr Kapellmeister Stransky oder der Herr Direktor Gura ist uns Zuschauern nicht mehr als eine Türklinke. Wir schätzen ihre Persönlichkeiten weder hoch noch gering, wir schätzen sie überhaupt nicht. Sie sollen uns zufrieden lassen mit ihren Persönlichkeiten, wir wollen einen Eindruck."

Rubiner si interessa alla controversia tra il critico e l'artista per denunciare il potere della musica di isolare lo spettatore annebbiando la sua capacità di giudizio e trascinandolo in un mondo di pura illusione. Egli individua la decadenza dell'arte nelle rappresentazioni di un teatro estivo che non tarda a definire in modo spregiativo Schmiere, compagnia di guitti. L'autodifesa del musicista è secondo l'autore sintomatica del culto della personalità, inteso come sfoggio fine a se stesso che pregiudica la capacità d'espressione e d'interpretazione.

Egli colloca l'opera d'arte nel contesto sociale, vedendo in essa la sintesi di impressioni temporali, di cultura popolare e di esperienze storiche. Ritorna nella lettera il tema dell'anonimato dell'artista che sembra offrire a Rubiner la garanzia per poter ridurre la distanza tra l'intellettuale e il pubblico. Essa viene concepita sia come il presupposto necessario per promuovere un'opera collettiva, sia come il segno di una cultura rinnovata che l'artista non deve presentare come prodotto individuale.

La successiva critica musicale si riferisce all'opera di Busoni Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst pubblicata a Trieste nel 1907. Rubiner è ancora studente quando Busoni a Berlino e a Weimar è impegnato nella promozione della musica contemporanea e straniera, svolgendo in campo musicale un ruolo paragonabile a quello svolto da Walden in pittura e da Pfemfert in campo letterario. L'autore esprime nei confronti di Busoni un giudizio positivo che non lascia trasparire quell'ostilità espressa in precedenza in materia musicale e stabilisce con il compositore italiano una perfetta coincidenza di opinioni. Rubiner condivide con Busoni la convinzione che l'opera d'arte richieda die vollendetste Opferung der Persönlichkeit. L'ammirazione per Busoni è espressa anche nell'articolo Tröster pubblicato nel 1916 su "Die weißen Blätter".

La priorità del valore estetico è osservata anche nelle due critiche pubblicate su "Die Gegenwart" nel 1910 riferite alla rappresentazione berlinese del dramma di Eduard Stucken Gawân e alla coreografia della compagnia di balletto russo ospite nella capitale tedesca. Nello stesso anno Rubiner collabora alla rivista austriaca "Die Fackel" diretta da Karl Kraus, che partecipa con entusiasmo alle nuove manifestazioni culturali quali il Neopathetisches Cabaret e il Verein für Kunst di Walden. La rivista presenta un carattere unitario, estraneo a discussioni ideologiche e favorevole al fecondo scambio tra gli intellettuali. "Die Fackel" annovera tra i suoi collaboratori anche Jakob van Hoddis. Rubiner vi pubblica una glossa sul progresso tecnologico Das Schicksal der Maschine e un articolo in cui esprime il riconoscimento al pittore Henri Matisse.

Nel 1910 inizia a collaborare a "Der Sturm". Walden era già conosciuto al pubblico grazie a due organi culturali "Nord und Süd" e "Der neue Weg" e alle già citate riviste che costituiscono per Rubiner un veicolo adeguato per la diffusione delle recensioni nella fase iniziale della sua attività di critico-letterario. "Der Sturm" offre all'autore la possibilità di entrare presto in contatto con un ambiente ricco di fermenti culturali che esercitano un influsso decisivo sulla successiva produzione letteraria. Walden lo introduce nel Verein für Kunst da lui fondato nel 1903 dove conosce Alfred Kerr, Heinrich Mann e Frank Wedekind. Come Walden, Rubiner non si occupa solo di letteratura, ma anche di musica e di arti figurative, condividendo lo stesso criterio di valutazione estetica che corrisponde agli ideali del direttore di "Der Sturm", estraneo a ogni forma di impegno politico e sociale e che contrassegna l'esordio critico letterario di Rubiner.

"Der Sturm" si occupa soprattutto del lancio di nuovi pittori e della promozione di mostre d'arte, avvalendosi anche della collaborazione di critici d'arte e di poeti. Espressionismo indica per Walden quella svolta artistica che nell'ambito delle arti figurative ha i suoi rappresentanti più illustri in Vasilij Kandinskij, Franz Marc e Paul Klee, riaffermando in questo modo la diretta derivazione del movimento da un contesto artistico e precisamente pittorico. Con lo pseudonimo Trust Walden interviene con regolarità negli avvenimenti culturali più importanti e fa conoscere in Germania i futuristi italiani. Contro una concezione del mondo borghese postula un programma artistico avverso a ogni forma di intellettualismo e ammette l'incapacità da parte della pittura di riprodurre i fatti oggettivi, indicando la sua funzione particolare nell'espressione di un'esperienza puramente interiore. L'interesse principale di Walden verso le moderne manifestazioni culturali lo spingono nel 1910 a impegnarsi a favore dei giovani artisti della Neue Sezession di Berlino e "Der Sturm" costituisce fino al 1911 una tappa obbligatoria per l'affermazione di nuove personalità artistiche e il centro dell'avanguardia pittorica europea.

Rubiner pubblica su "Der Sturm" la critica al dramma di Fernand Crommelynck e il saggio su Sologub apparsi già su "Der Demokrat" e su "Die Gegenwart" e in prima edizione un'osservazione alle opere di Max Brod. Il crescente impegno politico di Rubiner dopo il 1910 lo porta ad allontanarsi da Walden, ma i contatti personali continuano ancora per alcuni anni. Quando nel 1912 l'autore si trasferisce a Parigi riferisce regolarmente a Walden su mostre, concerti e rappresentazioni teatrali, svolgendo l'attività di mediatore tra gli artisti francesi e tedeschi e lo convince a recarsi a Parigi dove gli fa conoscere Apollinaire.

Dal 1910 al 1912 Rubiner collabora a "Pan" a cui Alfred Kerr dal 1911 infonde un carattere morale e politico e che annovera tra i suoi fautori anche Busoni. La collaborazione a "Pan" segna l'inizio di una nuova fase di valutazione morale dell'arte per sottolineare la responsabilità pubblica dell'intellettuale. Egli vi pubblica la glossa Kulturkonservativ che ironizza sugli intellettuali del suo tempo, definendoli jenes Geschlecht von Lispelnden, Bebrillten, die sich kulturkonservativ nennen, sostenitori del programma reazionario ostile al processo di rinnovamento spirituale dell'uomo. Poi col titolo Die Wartenden vi pubblica la critica al romanzo di Arthur Holitscher Worauf wartest du? (1910) e la poesia Die Stadt che rivela l'influsso di Georg Heym conosciuto nel 1910. Rubiner riprende da Heym i temi dell'industrialismo e della città che con le sue luci accese e le sue torri minacciose soffoca l'uomo diventato ormai parte di una calca confusa di ombre, e dell'astrologia. Anche nella poesia di Rubiner si presenta un'interprete delle stelle che cammina su una fune tesa tra due torri ed è condannata a cadere senza essere vista dalla folla informe. Come Heym, Rubiner compone una poesia descrittiva in cui registra le proprie sensazioni dando vita a un quadro metropolitano che fa apparire la dissoluzione dell'individuo come dissoluzione cosmica. La cecità dell'uomo nei confronti del divino sconvolge la città su cui precipita la realtà spirituale ignorata.

Rubiner pubblica su "Pan" anche una serie di articoli di argomento musicale: la critica alla sinfonia di Arnold Schönberg Pelleas und Melisande, la critica all'opera di Richard Strauss Rosenkavalier composta su testo di Hugo von Hofmannsthal, un saggio Kultur, Musik und Pfitzner dedicato al compositore Hans Pfitzner e il feuilleton In der italienischen Oper che descrive la serata vissuta dal protagonista, il giovane Honorius, al teatro filodrammatico milanese. Honorius conosce l'isolamento prodotto dall'atmosfera illusoria dell'opera lirica:

"Was geschieht, fragte Honorius, wenn ich heute hier sterbe, mitten unter den Leuten? Sicherlich nichts besonderes. Nicht einmal eine Störung gibts. Man wird das gar nicht bemerken unter den fünfhundert Leuten, die hier im kleinen Teatro Filodrammatico sind, und auf die jene Bühne wirkt, als sässen sie zu Fünfzigtausend da. Wir sitzen hier alle in einer neuen ungewohnten Sphäre. Um uns ist eine unbekannte Luft, so durchsichtig, daß wir uns selbst nicht mehr sehen. Die Arie der Sängerin umschliesst uns. Die gläsernen Himmel ihrer Fiorituren, die unfassbar umschwimmenden Wolken ihrer Triolen, das unsichtbare Vogelschwirren der Cadenztriller sind nun unsere Welt. Wo blieb die Wirklichkeit? Unsere Körper sind vernichtet."

Questi articoli sulla musica confermano la scarsa considerazione mostrata da Rubiner nei confronti della musica contemporanea nella quale vede l'implicita creazione di un'atmosfera illusoria, inebriando e isolando l'uomo. Giudicando Strauss ein Abenteurer des Moments e Pfitzner colui che seine moderne und stark neurasthenische Virtuosität verheimlichen will, Rubiner torna indietro di un secolo per trovare il compositore la cui musica reintegra la realtà psichica dell'uomo nella realtà sociale:

"Diese Musik der Zusammenfassung, der Kraft - der Heiterkeit sozialisiert uns. Vor einem Jahrhundert war sie die: Mozarts."

Nonostante qualche intervento sporadico nel 1913 sulle riviste "Revolution" e "März" e nel 1916 su "Zeitschrift für Individualpsychologie" e "Das Ziel", la presenza assidua di Rubiner dal 1912 al 1917 su "Die Aktion" e "Die weißen Blätter" conferma il suo assestamento sulle posizioni della critica sociale basata sull'applicazione dei principi dell'attivismo all'esposizione degli eventi culturali.

Il nome di Rubiner compare nella prima antologia espressionista Der Kondor realizzata da Hiller nel 1912, riferito a tre poesie Der Tänzer Nijinski, in cui la danza del ballerino russo presagisce la liberazione dalla materia, intesa come la realtà sociale borghese, Der Herrscher e Die Stadt già pubblicata su "Pan". Hiller presenta la sua antologia come manifesto provocatorio, la cui funzione non si esaurisce nella presentazione di giovani talenti letterari, ma intende documentare la caotica realtà di un decennio circa di attività lirica, precisando in questo modo il suo ruolo d'interprete del movimento espressionista.

Con un breve saggio, Die Anonymen, pubblicato su "Die Aktion" nel 1912, Rubiner saluta con entusiasmo la nascita della rivista "Der lose Vogel" diretta da Franz Blei che fissa come regola costitutiva l'anonimato dei collaboratori. Prima di assumere la direzione di questa rivista Blei aveva collaborato a "Insel" e "Hyperion", affermandosi anche come traduttore di André Gide, Paul Claudel e Walt Whitman. L'impegno di Blei nasce dalla valutazione negativa della cultura occidentale contemporanea. Egli è consapevole che la trasformazione della Gemeinschaft in Gesellschaft pregiudica anche il ruolo dell'artista, favorendo una figura nuova di letterato che, cadendo in un'astrazione assoluta perdeva il rapporto col suo tempo. Secondo Blei occorreva che l'intellettuale tedesco maturasse una seria coscienza di impegno pubblico convinto che lo spirito non fosse privilegio di pochi, ma condizione essenziale per creare una Gemeinschaft.

Rubiner sceglie per il suo saggio un titolo che attesta l'impressione provocata dalla decisione dei fondatori di "Der lose Vogel" di pubblicare i propri contributi anonimamente, condividendo con Blei la necessità per il poeta di rinunciare alla condizione di egemonia dell' artista. L'autore partecipa allo spirito di cameratismo che accomuna questi scrittori che, scegliendo l'anonimato, fissano il presupposto della Gemeinschaft. Egli affronta di nuovo il tema musicale, ma non per la suggestione di un evento occasionale da recensire, ma col fermo proposito di valutare l'effetto positivo della rivista priva del fascino incantatorio di illusorie fantasie musicali:

"Musikalisch ist der Gegensatz zu Moralisch. Die neue Zeitschrift ist ohne Musik; trocken. Die Zeitschrift der Anonymen ist das neue Manifest der Moral!"

Nell'antitesi musikalisch-moralisch l'autore indica il male dell'uomo moderno, tedesco in particolare, che smarrisce la responsabilità morale nei confronti della realtà sociale e politica, divenutagli estranea perché accetta con troppa facilità le lusinghe di una comoda collocazione nel tempo storico.

Gli anni del soggiorno parigino, dal 1912 al 1914, sono determinanti per lo sviluppo intellettuale di Rubiner che a contatto con la vita culturale francese può constatare con maggiore evidenza l'arretratezza della cultura tedesca. La profonda conoscenza della cultura francese contemporanea è confermata da due articoli pubblicati su "Die Aktion" nel 1913. Nel primo, Eine Zeitschrift ist etwas Wichtiges, celebra la nascita della rivista francese "Montjoie" come un organo opposto alla cultura conformista e l'altro Manuskripte, in cui recensisce la rapsodia del poeta Blaise Cendrars Prose du Transsibérien.

Nello stesso anno inizia a collaborare alla rivista "März". Fondata a Monaco nel 1907 da Albert Langen la rivista viene redatta fino al 1912 da Hermann Hesse che ne cura la parte letteraria. Nella conduzione si distinguono tre fasi nelle quali si intrecciano i nuovi influssi dell'espressionismo e gli elementi più decisivi della tradizione locale monacense che tre anni prima aveva determinato la nascita di un organo affine, i "Süddeutsche Monatshefte" già orientato in difesa della cultura dell'interiorità minacciata dalla Zivilisation metropolitana, rappresentata dalla capitale imperiale, Berlino. Il tono pacato, lineare di un giudizio letterario che non fa concessioni a valutazioni politiche, conferito da Hesse nella prima fase, differisce dalla linea più propagandistica seguita a partire dal 1913 quando Wilhelm Herzog assume la direzione della rivista. Herzog vi apporta la vitalità dell'avanguardista berlinese che non mira all'oggettività come Hesse, ma alla critica provocatoria a favore dei giovani scrittori come Ernst Blaß, Franz Jung, Walter Hasenclever, Franz Kafka e Else Lasker-Schüler. Lo scopo di Herzog è di favorire la divulgazione della loro produzione letteraria con recensioni che dimostrino come il valore artistico delle poesie consista nella loro capacità di uscire dalle rigide ed esclusive forme culturali legate alla maestria dell'autore per giungere a delle forme linguistiche accessibili a una società omogenea. La rivista è diretta da Herzog solo per sei mesi. La sua volontà di far trionfare i valori di un rinnovato impegno etico e sociale segna una svolta troppo radicale che determina divergenze ideologiche di fronte alle quali è costretto a ritirarsi. Dalla metà del 1913 fino al 1917 la direzione di "März" passa a Theodor Heuss che ritorna alla valutazione prudente della letteratura contemporanea.

Rubiner pubblica nel 1913 su "März" la critica alla prima raccolta lirica di Ernst Blaß Die Straßen komme ich entlang geweht. Blaß aveva inaugurato l'anno precedente con Hiller il club letterario Gnu a cui partecipa anche Rubiner. Le liriche di Blaß appaiono all'autore animate da pura spiritualità ohne zivilisatorische Voraussetzungen che fanno della chiarezza un nuovo valore etico. Rubiner collega le poesie di Blaß alle poesie di Max Brod contenute nella raccolta Tagebuch in Versen, recensita due anni prima su "Die Gegenwart". Dopo aver stabilito l'affinità tra i due poeti inserisce alla fine della critica un altro confronto che li riguarda entrambi, con il pittore, ex-impiegato del dazio Henri Rousseau:

"Und diese neuen Dichter reden so zu Uns (wie der alte Douanier Henri Rousseau in Seligkeit malte): daß die böhmische Frau eines Berliner Trambahnschaffners sie abends, nach dem müden Essen, voller Glück begreifen kann."

Al pittore francese l'autore dedica un saggio Das Buch vom Zöllner Rousseau pubblicato su "März" nello stesso anno.

La produzione lirica del periodo successivo trova in queste recensioni e nel breve saggio apparso sempre su "März" nel 1913 Lyrische Erfahrungen una chiara anticipazione. Con l'interesse espresso da Rubiner nei confronti di Blaß e di Brod che si estende anche a Walter Hasenclever, citato nel saggio in riferimento al ciclo lirico Der Jüngling, risulta evidente la convinzione maturata in quegli anni; la letteratura non può prefiggersi più un compito rappresentativo, ma deve procedere alla valutazione morale per agire in senso politico e sociale allo scopo di un rinnovamento spirituale dell'uomo. Nella dicotomia tra Naturwerte e geistige Werte Rubiner fissa il nuovo principio ispiratore del poeta politico che non si identifica più con la realtà oggettiva, ma con la realtà soggettiva e il suo pensiero. La passione spirituale del lirico moderno risiede, secondo Rubiner, im Bewußtwerden vom Zusammenleben der Menschen auf dieser Erde; von der Existenz der anderen.

La poesia politica non rappresenta un'invenzione per salvare l'epoca contemporanea dal materialismo dilagante, ma rimanda a un patrimonio culturale di valori spirituali, ascritto a un lontano passato storico, quasi leggendario che deve essere vivificato nel presente e fissato come l'origine dell'azione politica dell'uomo. Rubiner scorge nella forza e nell'intensità del poeta politico, le qualità che gli permettono di intervenire nella pratica politica con una doppia opera di riesumazione e di riproposizione dei valori spirituali perduti nell'azione della Zivilisation. Secondo l'autore è necessario ristabilire la corrispondenza tra la pratica politica quotidiana e quel patrimonio umano che costituisce da sempre la prova dell'eterna forza innovatrice dello spirito. La poesia politica è contrassegnata sia dalla novità del contenuto morale, sia dalla novità della forma. Rubiner non rinuncia nei manifesti e negli appelli politici alla forma estetica che non è tuttavia fine a se stessa, ma diventa lo strumento per potenziare l'opera di persuasione politica.

I lirici della generazione espressionista concepiscono la forma come costrizione, regola, epigonismo che deforma il contenuto stesso della poesia e lascia inespresso il sentimento del poeta. L'autore condanna Stefan George definito der mächtigste Gesetzgeber des deutschen Gedichtes che con la rivista "Blätter für die Kunst" diffonde l'ideale aristocratico di purezza artistica e il culto della bellezza. Rubiner intende per forma un concetto rigorosamente tecnico di cui George e i suoi seguaci sono i massimi rappresentanti. Egli riprende la distinzione operata nel 1908 nel saggio Politisierung des Theaters tra il poeta puro, fedele alla bella lingua e il poeta politico che deve ritrovare il ritmo violato dai meccanismi metrici della poesia della forma pura. Dopo aver proclamato pubblicamente la decisione di diventare poeta politico col saggio Der Dichter greift in die Politik apparso su "Die Aktion" nel 1912, egli afferma adesso la necessità di trasmettere l'attivismo per mezzo di una lingua dinamica che non segue più le regole di arsi e di tesi, ma riproduce il flusso dei pensieri e dei sentimenti del poeta.

Il periodo trascorso nella capitale francese è interrotto dal ritorno nella primavera 1913 a Berlino durante il quale Rubiner non può nascondere il proprio disappunto nei confronti del successo riscosso dallo psicanalista Otto Groß, allievo di Sigmund Freud, tra i letterati che collaborano a "Die Aktion". L'autore giudica un'intrusione la diffusione delle teorie freudiane tra gli espressionisti perché esse ostacolano la rivoluzione culturale da loro promossa. La controversia si esprime in una serie di articoli pubblicati nel 1913 su "Die Aktion". Il primo, Psychoanalyse, definisce i motivi della sua disapprovazione:

"Als ich, nach kurzem Aufenthalt, Berlin wieder verliess, hatte sich unterdessen die Psychoanalyse dort angesiedelt. Sie ist excessiv intelligent. (...) Sie ist jedoch ebenso beschränkt auch, insofern sie nämlich sich auf alles anzuwenden beliebt."

Rubiner critica il metodo psicanalitico perché fornisce solo delle determinazioni e delle conclusioni, costituendo un metodo repressivo che crede di avviare il cambiamento sociale attraverso la comprensione apparente dei problemi individuali. Egli rifiuta la tecnica psicologica perché favorisce una prospettiva individualistica dei problemi sociali. Scrive nella glossa Erwähnung zur Psychoanalyse:

"Die musikalische, mathematische, soziologische Methode, oder die psychologische, oder irgend eine andere, haben nur mit sich selbst zu tun, nichts mit unseren Handlungen."

La fede nello spirito spinge l'autore a opporsi alla lingua della scienza parlata da Groß, rifiutando "die Erleichterung der Anamnese" come egli definisce nel saggio Zur Krise des geistigen Lebens (1916) sulla "Zeitschrift für Individualpsychologie" il risultato più evidente conseguito dal metodo psicanalitico. Rubiner ritiene che la responsabilità morale dell'uomo sia svilita da un procedimento mirato in definitiva agli effetti terapeutici e nella glossa dal titolo ironico Uff...die Psychoanalyse afferma l'impossibilità di giungere a un'intesa tra la lingua del progresso scientifico e la fede nello spirito. Il secco rifiuto di Rubiner nei confronti della psicanalisi e della psicologia che vengono giudicate contestualmente senza operare la dovuta differenziazione, ha un preciso riflesso biografico.

Nel 1912 aveva prelevato da una clinica neurologica il poeta Jakob van Hoddis che vi era stato rinchiuso per iniziativa della famiglia. Appaiono ancor più giustificate le sue riserve sulla psicanalisi quando nell'autunno 1913 Otto Groß viene fatto internare con l'aiuto delle autorità in un ospedale psichiatrico austriaco dal padre, Hans Groß, professore di psicologia criminale a Graz ed esperto di diritto pubblico perché sospettato di aver commesso un delitto. Rubiner nello stesso anno in cui protesta contro l'ingerenza delle teorie psicanalitiche nella cultura espressionista, appoggia con un articolo apparso su "Die Aktion" Aufruf an Literaten la campagna di liberazione promossa da Erich Mühsam e Franz Jung con la rivista "Revolution". L'autore vi pubblica un articolo Der bekannte Kriminalprofessor Hans Groß in Graz che ottiene il rilascio di Otto Groß.

Entrambi gli episodi rafforzano la sfiducia di Rubiner verso la psicanalisi che giudica il mezzo politico inaugurato dalla ricca generazione dei padri devoti allo stato autoritario guglielmino per impedire la ricerca di affermazione e di indipendenza dei figli. Egli si schiera dalla parte dello psichiatra perché intende condannare i soprusi compiuti nei suoi confronti da una doppia autorità, il padre in qualità di eminente professore universitario e le forze dell'ordine che esercitano il potere di cui sono investiti. La difesa di Groß rappresenta, secondo Rubiner, la difesa dei diritti umani violati che supera ogni divergenza ideologica per la legittimità eterna e universale della causa da salvaguardare, l'essere umano. L'articolo pubblicato su "Die Aktion", concepito dall'autore come appello e programma nel senso dell'attivismo letterario, contiene l'esortazione rivolta ai letterati tedeschi a non rimanere indifferenti di fronte a questo sopruso, a uscire dalle ben fortificate esistenze private, impiegando la propria abilità letteraria nella contestazione, utile per il bene pubblico:

"Ich bitte Sie, meine Kameraden, meine Blutsbrüder, meine Gegner, meine Feinde: Seien Sie nur dieses Mal nicht vornehm! (...) Machen Sie diese Sache öffentlich, benutzen Sie alle Mittel, die Ihnen einfallen, von den direkten bis zu den schmierigsten! (...) Sie arbeiten eine Idee aus, eine kleine Idee, (...) Sie werden sofort mißverstanden! (...) Männer mit Fäusten, die Macht über Sie haben, "transportieren" Sie im Viehwagen durch Deutschland; (...) Denn Sie kommen ins Irrenhaus. (...) Das geht mit größter Leichtigkeit, Ihre Verwandten brauchten es nur zu beantragen."

Il conflitto tra padre e figlio, entrambi nomi prestigiosi in campo scientifico, si esprime in tutta la sua tragicità di conflitto generazionale e Rubiner, sostenendo la difesa del figlio appoggia al tempo stesso il padre accusatore che finisce per essere vittima della sua stessa disciplina, appresa e impiegata dal figlio per convalidare la nuova etica di cui è rappresentante. Le inibizioni affliggono la vita privata del noto criminologo che in campo professionale agisce per la loro rimozione come consigliere sanitario della società fondata con lo scopo di analizzare il comportamento istintuale dell'uomo moderno cui Rubiner dedica la glossa Internationale Gesellschaft für Sexual-Wissenschaft pubblicata su "Die Aktion" nel 1913.

Sulla base di questa lucida analisi psicologica Rubiner, riprendendo un motivo caro agli espressionisti, vede nell'intesa tra i due famosi scienziati l'accordo tra la vecchia e la nuova generazione che sono entrambe da difendere perché sostenitrici di un'idea. I depositari dell'ordine e della forza hanno trasmesso ai propri discendenti la tenacia e il rigore indispensabili per appoggiare le nuove idee.

La psicanalisi è soggetta allo stesso criterio attivistico di giudizio riferito in precedenza alla musica. Secondo Rubiner il credito di cui gode nei contemporanei la scienza psicanalitica è caratterizzata da un'illusoria professione di fede per un metodo che priva l'uomo della sua libertà di scelta. La psicanalisi frammenta l'integrità psico-fisica dell'uomo e lo aliena dalla consapevolezza del suo valore come essere spirituale, tanto da straniarlo dal resto del consorzio umano, impedendogli di trasformare la realtà con la sua intensa forza creativa.

Nell'articolo Intensität, pubblicato su "Die Aktion" nel 1913, Rubiner identifica la libertà dell'uomo con la forza di partecipazione impiegata dal singolo per cogliere l'essenza del suo essere spirituale. L'articolo costituisce l'anello di congiunzione tra il saggio programmatico pubblicato l'anno precedente, Der Dichter greift in die Politik, e il successivo saggio apparso su "Die Aktion" nello stesso anno Brief an einen Aufrührer nei quali prevale la convinzione che l'uomo possa agire nel presente per la propria liberazione, acquistando consapevolezza della sua forza spirituale:

"Unsere Aufgabe (...) fürs Leben ist es, die Dinge aus einem Plan des Daseins (aus ihrem vegetativen, genusshaften Fürsichsein, ihrer "Wert"-losigkeit)in einen anderen zu heben; sie die Brandmarken der Wertung durchmachen zu lassen. Man kann sich "Verhalten" (existere) als eine Ebene vorstellen und "Bedeutung" als eine andere. Wir zwingen die Ebenen, sich zu schneiden. Die Schnittlinie ist der Ort "Wert."

Lo spirito rappresenta, secondo Rubiner, un valore assoluto che non è soggetto ad alcun cambiamento, ma genera al contrario la trasformazione, ponendosi come fine ultimo delle realizzazioni umane. L'intensità definisce pertanto il processo attraverso il quale l'uomo acquista la consapevolezza di questa forza di trasformazione, del valore dello spirito che guida l'intervento dell'individuo nell'opera di rinnovamento spirituale dell'esistenza, indicando il limite oltre il quale diminuisce la sua assolutezza. Il valore attivo del mondo esterno che si costituisce come nuovo criterio di valutazione è sempre, secondo l'autore, un concetto spirituale, trasformato dall'uomo in categoria indipendente dai condizionamenti dei giudizi analitici. Una provvidenza razionale ordina, secondo Rubiner, gli avvenimenti umani e il corso intero della storia, al punto che quest'ultima si configura, per molti aspetti, come una sorta di rivelazione della divinità nel mondo e l'uomo come il mezzo con cui Dio si manifesta, dando così piena attuazione alla sua intrinseca spiritualità. L'intensità delimita in questo caso l'energia impiegata dall'uomo per affermare il mistero della sua origine divina, agendo consapevolmente nel presente sullo spirito.

Il radicalismo con cui egli invoca il rovesciamento del vecchio mondo che ha creato il mito dell'esperienza e della necessità di ridurre l'uomo a oggetto di documentazioni scientifiche, si basa non solo sulla sfiducia di Rubiner per il progresso sociale, politico e tecnologico, ma sulla qualità vitalistica e incondizionata del suo concetto di spirito. Egli vede nello spirito la possibilità di contribuire alla rigenerazione universale che costituisce il presupposto indispensabile alla nuova collettività di Geistmenschen. Il rinnovamento spirituale dell'uomo contrassegna, secondo Rubiner, un processo universale e non un processo avviato da un'élite com'è nelle intenzioni di Kurt Hiller che considera lo spirito un privilegio di pochi e non il diritto di tutti.

L'autore a questo proposito pubblica su "Die Aktion" nel 1913 un breve saggio, Der Aristokrat che, pur non nominando Hiller sembra riferirsi al suo concetto di aristocrazia della cultura. Rubiner ricorre al personaggio biblico del patriarca Giacobbe, per dare maggiore concretezza al tipo aristocratico, inconsapevole del valore dello spirito. Giacobbe affronta in un corpo a corpo un angelo sul quale all'inizio sembra trionfare. Quando riconosce il carattere soprannaturale del suo avversario, che rappresenta Dio stesso, Giacobbe esige la sua benedizione. Il tema della lotta con l'angelo fornisce lo spunto a uno scritto programmatico successivo, pubblicato dall'autore su "Die Aktion" nel 1917 col significativo titolo Der Kampf mit dem Engel. Alla Bibbia egli attinge per caratterizzare anche l'antagonista dell'aristocratico, l'uomo spirituale che come Mosè intende comunicare la rivelazione del suo spirito.

I rischi della guerra imminente acuiscono il divario tra militaristi e antimilitaristi. "Die Aktion" assume una posizione politica più radicale e diventa l'organo antibellicista per eccellenza tanto da venir bollato di comunismo. Durante la guerra si accentua la critica di Rubiner nei confronti degli intellettuali distratti da interessi ancora troppo privati per riflettere sulla propria parte di responsabilità quali geistige Führer. Secondo l'autore la letteratura deve adeguarsi ai tempi nuovi e superare le esperienze personali del letterato, impegnandosi a far conoscere la verità e costituendosi come la forza per promuovere la rivoluzione politica. Gli appelli di Rubiner a favore dell'azione rivoluzionaria durante la guerra nascono dalla convinzione che solo l'acquisizione di una nuova Gesinnung sia la condizione necessaria al rovesciamento delle strutture sociali e politiche e stabilisce l'assolutezza del valore morale nell'opera di rinnovamento della collettività umana.

Egli condanna la tendenza dell'intellettuale, in particolare dell'intellettuale tedesco, a procedere alla descrizione della realtà fenomenica e dell'esperienza soggettiva perché rappresenta solo l'occasione con cui l'artista afferma il prestigio personale e rifugge da ogni forma di responsabilità pubblica. Il ruolo anonimo del poeta, la cui fama viene accreditata dalla capacità di promuovere con la poesia l'azione politica e sociale, è legato alla concezione dello spirito inteso come la qualità peculiare dell'essere umano e come forza attiva di sovversione sociale. Il processo etico della spiritualizzazzione è paragonato pertanto da Rubiner al processo politico della rivoluzione democratica.

Con un articolo pubblicato su "Die Aktion" nel 1914 egli saluta con entusiasmo il romanzo di Heinrich Mann Der Untertan (1914). Mann rappresenta il tipo di letterato, prefigurato due anni prima nel saggio Der Dichter greift in die Politik, che usa la parola come arma sovversiva e proclama la necessità, condivisa dall'autore, di alleare lo spirito dell'artista alle rivendicazioni politiche e sociali dell'uomo nella lotta contro la tirannia antidemocratica. Mann apporta un notevole contributo alla rinascita della tradizione democratica in letteratura, sostenendo la concezione della forza scatenante e livellatrice dello spirito, la sola che possa procedere alla rigenerazione dell'uomo. Scrive nel saggio Geist und Tat (1910):

"Der Geist ist nichts Erhaltendes und gibt kein Vorrecht. Er zersetzt, er ist gleichmacherisch."

Rubiner condivide con Mann lo stesso umanitarismo democratico e pacifista e la certezza che la nuova politica debba risultare dalla forza del potere spirituale in opposizione a quella del potere politico antispirituale. Il letterato diventa pertanto il politico nel momento in cui mette la propria cultura al servizio della collettività perché solo concependo la politica come il prodotto del libero pensiero è possibile la realizzazione della civiltà che libera l'uomo dal potere egemonico.

L'autore trasferisce il contenuto politico della rivoluzione spirituale promossa dal letterato anche all'arte quando nel 1914 pubblica su "Die Aktion" un articolo dedicato alla pittura contemporanea Maler bauen Barrikaden scritto durante il soggiorno francese. Sul giudizio negativo espresso da Rubiner nei confronti della pittura tedesca influisce in modo decisivo la sensazione prodotta dalla visita a Parigi di una mostra della Freie Sezession, denominazione che enfatizza, secondo l'autore, la Berliner Sezession fondata dal pittore impressionista Max Liebermann nel 1899. Rubiner riporta della mostra questa constatazione:

"Die "Freie Secession" stellt dreihundert-vierundvierzig Werke aus. Dreihundert von ihnen zeigen konzentriert die größte Schande, die der Gedanke an Deutschlands Willen, Mut und Geist je vorstellen könnte."

Sulla base delle sue premesse filosofiche l'autore distingue tra l'arte tradizionale e l'arte spirituale, tra l'arte che il sistema capitalistico ha ridotto a stile e l'arte nuova che esprime con la visione dell'artista lo stesso contenuto politico, rivoluzionario della letteratura. Il compito dell'arte di sublimare la realtà spirituale dell'uomo definisce, secondo Rubiner, la sua funzione come azione politica che implica la liberazione dal pensiero materialistico e dalla morale della società repressiva. Dopo aver riconosciuto la rivoluzione pittorica compiuta da Pablo Picasso, Robert Delaunay e Oskar Kokoschka, Rubiner si appella in tono minaccioso ai pittori del suo tempo:

"Maler, wißt, daß ihr geistige Wesen seid, oder bleibt uns vom Halse! Ihr seid da, um mit Gabe des Auges unser Geistiges, von dem wir alle herkommen, als Raum in die Welt zu setzen."

La Geistrevolution deve essere promossa non solo dai letterati, ma da tutti gli artisti, musicisti, pittori, scultori che hanno il compito di stimolare la fantasia dell'uomo a concepire altri modelli di vita individuale e collettiva. Il titolo scelto dall'autore per l'articolo Maler bauen Barrikaden esprime la sua volontà di collegare l'arte con la politica per costituire un sicuro baluardo contro la minaccia della Zivilisation e amplia in questo modo il concetto di cultura, includendovi tutte le forme dell'espressione artistica. Questa uniformità diviene perciò la garanzia che la cultura sia al di fuori di ogni pretesa egemonica. L'azione culturale si configura, secondo Rubiner, come un programma didattico universale che libera lo spirito, promuovendo la rivoluzione delle coscienze e quindi l'azione politica.

L'ambiente cosmopolita della capitale francese, con la sua intensa vita culturale, rafforza la condanna dell'arte tedesca espressa ancora da Rubiner nell'articolo Um die "Neue Secession" pubblicato nel 1914 su "Die Aktion", relativo a una mostra della Neue Sezession berlinese a Parigi. La Neue Sezession, fondata da Max Pechstein nel 1910, rappresenta tuttavia una speranza per l'arte tedesca moderna. Rubiner elenca una serie di pittori, disegnatori e scultori francesi e non, che in Francia hanno trovato il terreno favorevole per portare le arti figurative ai vertici dell'espressione umana: André Derain, Georges Braque, Robert Delaunay, Kees van Dongen, Raoul Dufy che fanno parte del gruppo dei Fauves, Pablo Picasso, Henri Le Fauconnier, André Lhote, Fernand Léger, Jean Metzinger, Henri Rousseau, Manolo, Alexander Archipenko, Ernesto de Fiori e Wilhelm Lehmbruck.

A questo ricco panorama artistico Rubiner contrappone l'arretratezza della situazione tedesca che investe, secondo l'autore, l'intera società di cui l'arte non rappresenta che il sintomo di un declino generale. La Neue Sezession lascia intravedere un nuovo orientamento per la pittura tedesca che ha bisogno soprattutto di senso spirituale, inteso come l'espressione di un'intenzione artistica che sia il riflesso dei valori morali e spirituali della storia. La speranza manifestata da Rubiner all'inizio dell'articolo appare concretizzarsi nei risultati raggiunti dai grafici e disegnatori tedeschi quali Karl Schmidt-Rottluff, Heinrich Richter-Berlin, e dagli austriaci Oskar Kokoschka e Max Oppenheimer che sanno esprimere meglio dei coetanei francesi il collegamento esistenziale tra l'uomo e l'universo, abbandonandosi all'immediatezza dello stimolo creativo e all'irruenza della carica sentimentale.

Subito dopo lo scoppio della guerra la rivista di Pfemfert subisce la censura a causa della posizione antimilitarista assunta. Lo stesso destino spetta a "Die weißen Blätter" che dopo "Der Sturm" e "Die Aktion" rappresenta l'organo più autorevole di protesta sociale. Fondata nel settembre 1913 dal giovane mecenate Erik-Ernst Schwabach, la rivista è diretta nella fase iniziale da Franz Blei che mantiene l'anonimato, mantenuto anche l'anno precedente nella direzione di "Der lose Vogel". Dopo una pausa di quattro mesi la direzione è affidata nel 1915 a René Schickele che continua le pubblicazioni a Zurigo. Schickele trasforma "Die weißen Blätter" nell'organo più influente a difesa del pacifismo e dell'europeismo, facendone il punto di confluenza della poesia politica espressionista. Si dimette alla fine del 1920 e da allora la rivista assume un orientamento comunista. Nel 1914 Rubiner inizia a collaborare a "Die weißen Blätter" che rappresenta il sostegno necessario alla sua richiesta di cambiamento del mondo per mezzo della forza dello spirito e l'occasione di influire sulla società con il potere della cultura.

L'apertura e la completa disponibilità della rivista verso le problematiche politiche e sociali dell'epoca richiedono ai suoi collaboratori non più le forme brevi della glossa, della poesia e dell'articolo di critica, scelte in precedenza dai letterati raccolti intorno a "Der Sturm" e a "Die Aktion", ma le forme ampie del saggio programmatico, del dramma e del racconto che permettono un'analisi più approfondita dell'attualità politica e sociale. Gli articoli, i saggi e i discorsi pubblicati nel periodo compreso tra il 1914 e il 1917 sulle riviste "Die Aktion", "Die weißen Blätter" e "Das Ziel" collegano i temi espressi negli anni precedenti e vengono raccolti dall'autore nel 1917 nel saggio Der Mensch in der Mitte con il proposito di lanciare un appello all'umanità, reso più efficace dalla presentazione in volume. L'uomo deve ristabilire la propria posizione nel mezzo dell'universo e inaugurare pertanto la nuova era, annunciata da Rubiner con la speranza e la fiducia di una profezia realizzabile:

"Kein Krieg hat uns daran hindern können, daß wir in die neue Zeit marschiert sind. Es ist die Zeit, die den Menschen wieder in die Mitte der Welt stellt."

L'antropocentrismo elaborato da Rubiner salva il valore esclusivo dell'essere umano, minacciato dalla spersonalizzazione spirituale e morale della cultura massificata. Nel 1917 egli pubblica su "Die Aktion" ancora due brevi osservazioni Ursprache e Die zweite Erde. L'autore apostrofa i poeti contemporanei per due motivi: per aver trasmesso la lingua poetica come Ursprache der Menschheit, invece di diffonderla come Internationalisierung des Ausdrucks e per aver costituito l'opera poetica come ein anderes fernes, fremdes Gebild; eine zweite Erde, di fronte alla quale la terra umana è solo un riflesso.